LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Ivan Pozzoni
|
|||
Da anti-«poeta», vittima della mia anti-«poesia» non sarei in grado di dedicarti che un’anti-«promessa» d’amore, la mia anti-«promessa» d’amore avrebbe i tratti d’una sinestesia, la durezza staliniana dell’acciaio e la dolcezza del colore, la finezza dell’amicizia e la consistenza dell’amore, i tuoi occhi, candidi, mi tramutano in cinico malato d’idrofobia, e contro la rabbia – monamour- non esiste dottore.
Anti-«promessa» d’amore da leggere davanti all’ufficiale di stato civile, come riuscire a convincere un mondo tecno-triviale che ti ho amata dal Giugno del 1976, forse, addirittura, da Aprile, io ero un embrione e tu, ancora, eri immersa nell’aurora boreale, saresti stata sei anni un angelo, un fantasma, l’inessenza di un frattale, senza fare una piega a attenderti, sei anni, trentasei anni, senza niente da dire, i contemporanei montoni di Panurgo mi condannerebbero al silenzio totale.
Sei la mia anti-«promessa» d’amore e, magari, il concetto ti suona insensibile ti osservo dormire, serena, come una briciola adagiata in un tostapane, il mio amore – mi spogli dal ruolo di «guastatore»- è abissale come un sommergibile, condannato a disseminar siluri sotto (mentita) spoglia di pesci-cane.
[inedito, 2018] |
|